Parto dal mio lavoro perché è così che ho incrociato la persona che ospito nel mio spazio questa volta e , come sapete qui in questo minuscolo angolo di cielo.. almeno qui, non rendo conto a nessuno su cosa faccio e di chi scrivo. Le storie che racconto sono sempre di persone che per vari motivi sento vicine come valori, percorso di vita o semplicemente per l’emozione o le vibrazioni che riescono a trasmettermi.
Una storia così l’avevo vista in un film o letta sui giornali e mi sento fortunata invece ad aver potuto farmela raccontare e avere persino l’opportunità di scriverla. Si opportunità… perchè spero infatti possa infondere coraggio a perseguire i propri sogni ed è la prova che non servono raccomandazioni per arrivare a realizzarli ma resilienza, immaginazione e idee.
Non so se sia un caso ma ho appena finito di leggere un libro che vi consiglio WABI SABI, in cui mi sono ritrovata a partire dalle prime righe della prefazione “Questo libro è dedicato a tutte le persone imperfette e strane che si sentono diverse e ne soffrono, senza sapere che, in realtà…”. Ecco, spesso mi sono sentita così e ammetto di soffrirci ancora, meno ma capita…. E credo che in certi momenti della sua vita, anche Andrea si sia sentito così.
Tutto dicevo è partito dal mio lavoro e come sempre per il Business Development il primo passo è la conoscenza (intesa come studio dei dati ma non solo), individuazione di un settore e poi a cascata, per ogni azienda va cercato l’interlocutore più alto e più in linea con il business che bisogna promuovere ma poi ciò che fa davvero la differenza, come in ogni lavoro, sono sempre cuore ed empatia.
Così spaziando sul web per conoscere il più possibile sull’azienda su cui stavo sviluppando, mi sono imbattuta in un podcast dove parlava proprio uno dei soci fondatori. Nel podcast, aveva parlato di un concetto che mi risuonò familiare e a cui pensai nei giorni a seguire quando ormai avevo già mandato una mail al direttore marketing (l’interlocutore “a freddo” più alto che potessi trovare).
Nonostante il mio lavoro poteva fermarsi li… non mi accontento mai e soprattutto seguo sempre il mio “istinto” e quella persona secondo me era da conoscere al di là del Business Development, solo perché dietro un “credo nell’aggregazione di cervelli”, mi ero immaginata anche una storia importante. Quindi, scrissi una mail di poche righe che conclusi con “non so se mai leggerà la mia mail ma nella vita ho imparato che provarci non costa nulla..” …o qualcosa di simile.
Quando ormai non ci pensavo più (l’avevo mandata al presidente di ENEGAN non mi aspettavo nulla…), ed era passato quasi un mese, mi rispose Andrea con quel tono normale addirittura scusandosi visto che la mail si era persa tra la posta e dicendomi che ammirava le persone che “ci provano”. Ecco per me queste sono riprove che il coraggio viaggia sempre dalla mia e che ne vale sempre la pena di seguire il cuore.
Gli risposi che mi sarebbe piaciuto conoscerlo semplicemente perché dal podcast mi era parso che avesse qualcosa di bello da raccontare e di cui scrivere.. sempre se poi gli sarebbe garbato (non adopero questo termine toscano “a caso”) il mio spazio sul web.
Il lavoro ovviamente ha la priorità, i mesi passano ed io cambio azienda ma ritrovo la mail svuotando la casella e così pochi giorni fa ci vediamo in teams ed era come mi ero immaginata. Inizialmente la linea non funziona poi la sua telecamera non andava ma abbiamo iniziato ridendo e l’ora è volata come se ci conoscessimo da un po’.
Di solito all’inizio, anche se non lo do a vedere, mi sento un po’ in imbarazzo specie se davanti so di avere una persona di cui ho grande stima ma stavolta ero invece solo contenta di avere qualcuno davanti che lavorativamente, già solo per ciò che era riuscito a fare, era qualcuno che poteva trasmettermi qualcosa di interessante.
Si parla di Steve Jobs ma come quella di Andrea Guarducci in Italia, abbiamo storie che possono dare l’esempio specie in un mondo in cui ormai ciò che conta è il “tutto e subito” e se non è facile si passa ad altro…Dove raccontano tante belle parole e poi nei fatti sul lavoro come nel privato: “non si conoscono più la parola grazie o sacrificio. Tutto sembra dovuto e scontato. Invece poi capisci che chi fa la differenza è chi sa sognare, impegnarsi duramente e ringraziare che abbia fame o che creda in valori antichi che non vanno più di moda forse …
Andrea Guarducci classe 1971 nasce in un paesino della campagna toscana, Ginestra Fiorentina, con un problema alla vista. Vede solo due diottrie da un occhio e quindi mi spiega non ho la tridimensionalità.
In quegli anni non esistevano le metodologie di oggi ma si usava mettere semplicemente una benda sull’ occhio “normale” e così facendo ovviamente non era possibile che Andrea banalmente giocasse a pallone come gli altri bambini. Mi racconta quindi che trovò un escamotage: “uscivo con la benda sull’occhio ma poi prima di iniziare a giocare, la toglievo e sistemavo in una scatoletta, giocavo e poi la rimettevo prima di rientrare a casa”… finchè poi non fui scoperto.
Mamma casalinga e contadina e papà operaio settore ceramiche, una vita normale, in mezzo per età a due sorelle ma poi a nove anni il papà morì in un incidente e da lì diventò durissima. All’improvviso in un paesino con una mamma che non aveva mai nemmeno aperto un conto corrente ne aveva la patente… Si ricorda che fecero in paese una colletta quando morì il papà per aiutarli a fare il funerale, che metteva come anche le sue sorelle, i vestiti usati che regalavano loro le persone del paese.
Neve, pioggia, caldo Andrea prendeva per mano la sorellina più piccola e raggiungere la scuola. La mamma lavorava tutto il giorno per poter portare qualche soldo a casa e quindi era la sorella più grande che faceva da sostituta… e Andrea in tutto ciò per reazione forse alla perdita del papà o alla condizione improvvisa di disagio, inizio ad ingrassare.
Passò gli anni della scuola media bullizzato come bimbo obeso e anche se non lo era affatto, anche stupido. Infatti per colpa della sua timidezza nelle interrogazioni non riusciva a proferire parola anche se in realtà le cose le sapeva.
Però mi racconta: “ non so come spiegartelo ma sapevo che quella era una condizione passeggera, come se sapessi che avrei avuto un’altra vita più avanti”. Intanto che ascolto immagino che sia un gran sognatore perché come ormai sapete, sono convinta che avere sogni alleggerisce la vita e che, se uno ci crede e visualizza il sogno alla fine lo realizza. E Mr. Guarducci mi conferma alla mia domanda: “sono uno che anche quando guido per ore mi faccio dei viaggi dove immagino tantissimo…”.
Un episodio cardine poi fu il colloquio di terza media dove il professor Fantechi che ovviamente vedeva solo scene mute nelle interrogazioni (e la bocciatura dell’anno precedente), disse alla sua mamma che Andrea era meglio andasse a lavorare. Accorato mi racconta: “ricordo la temperatura di quel giorno, chi abbiamo incontrato nella strada da scuola a casa, le parole di mia madre… ero sconfortato e deluso. Ma capii mia madre e al momento odiai il professore”. E dice “Al momento” perché dopo anni invece comprende che doveva solo ringraziarlo tanto da chiamare la villa che si comprò con il cognome del professore .
Andò a lavorare nella fabbrica dove aveva lavorato il papà e anche li un signore ogni santa mattina che entrava per lavorare, gli diceva: “Ancora qui? non devi fare l’operaio, sei un ragazzo sveglio. Trova il modo di studiare!” e alla fine si iscrisse alle serali e trovò il modo di prendere il diploma da Perito informatico.
“Non che mi piacesse l’informatica” mi racconta Andrea.. e prosegue: “Ma era appena iniziata l’era dei PC e sapevo che quando finivo, affamato di denaro come ero… trovato subito lavoro”. Così è stato. Fu assunto appena fini la scuola e lavorò come programmatore per due ma non era la sua strada. Lui era un commerciale nato e se ne accorsero anche in azienda solo che durò poco visto che con un gruppo di amici costituì la sua prima azienda PROMOS con sede a Firenze.
L’azienda andava bene ma dopo dieci anni circa sentì la notizia in radio che avevano tolto il monopolio per le telecomunicazioni e così il giorno successivo comunicò ai soci che sarebbe andato al ministero poste e telecomunicazioni per avere informazioni su come poter entrare nel settore. Sorridendo gli chiesi se conoscesse qualcuno per prendere e partire e lui ormai ridendo mi disse. “nessuno. Ogni mattina mi presentavo e anche se mi lasciavano in sala d’attesa perché mi rendevo conto che non sapevano chi chiamare per le info che chiedevo.. alla chiusura me ne andavo e poi il giorno successivo tornavo puntualmente”.
Al quinto giorno scese un ingegnere giovane dicendogli “lei Guarducci è diventato leggenda qui” e poi sono usciti a pranzo e da quel pranzo proprio per il famoso concetto “aggregazione di cervelli”, Andrea chiese all’Ing di entrare in società portando il suo Know How e fondarono con gli altri soci Atomtel.
L’avventura andò benissimo ma nel 2009, Andrea sempre visionario… in una convention apprese che si era liberalizzato il mercato dell’energia solo che questa volta per prendere informazioni non c’era nessun ministero preposto.
Iniziò a mandare PEC a tutti i player che però rispondevano in pochi e solo per offrirgli di lavorare come loro agenzia. Quando ormai dopo un anno di invii e delusioni si era quasi arreso, arrivò la risposta di un certo Giovanni Pucci che sarebbe passato da Firenze e che voleva incontrarlo.
Andrea mi racconta. “ero così abbattuto che gli diedi appuntamento in autogrill tanto immaginavo la solita proposta…” e invece Giovanni Pucci come l’Ing. per Atontel diventò uno dei cinque soci fondatori di ENEGAN insieme a lui e con Massimo Bismuto, Gabriele Nannotti e Gianni Acciai di cui mi specifica Andrea: “per me dopo trent’anni di avventure, più che un socio lo considero un fratello”.
Enegan, partendo nel 2010 con zero fatturato e zero clienti chiude al 2023 con un fatturato di oltre 700 milioni di euro, 330 dipendenti e una rete vendita di oltre 800 persone.
Chiedo ad Andrea come si vede tra dieci anni o se preferisce. se ha un sogno ancora da realizzare e lui parte dal dirmi che pensa all’oggi, che è contento se le sue sorelle e la mamma sono senza problemi, se il suo bimbo è felice e i suoi dipendenti sereni e questa cosa mi fa ricordare che quasi cinque anni fa avevo scritto un pezzo proprio dell’importanza di avere dipendenti “felici” per aumentare la produttività. E guarda caso, ENEGAN è stata la seconda azienda in Italia a scegliere il welfare aziendale
A proposito di sogni invece, mi dice che ne ha realizzati più di quelli che mai avrebbe immaginato, in primis le moto e qui mi illumino di immenso vista la mia passione per le due ruote. Andrea mi racconta che ha “qualche” moto in box e che ogni mattina ipoteticamente potrebbe prendere una moto a secondo del suo umore… e girando la telecamera mi mostra una moto “unica” assemblata secondo suoi canoni. Detta così potrebbe sembrare una persona che ama mostrare ma credetemi Andrea è una persona gentile, di grande ironia, timido e meravigliosamente normale.
Magari troverò qualche difetto più avanti ma per ora ascoltarlo e conoscerlo per me è stato un gran regalo!
Vi lascio i riferimenti di Enegan e Di Andrea Guarducci:
Sito: ENEGAN clicca qui
FB A.Guraducci: clicca qui
che bella storia….