E’ da un po’ che penso a scrivere questo pezzo… perché come tutti ci sono passata anch io.
Inizi a correre, fatichi anche solo a sgambettare quei dieci minuti e quando ti fermi per iniziare il tratto di cammino, ti chiedi se abbia un senso rifare gli altri dieci minuti di corsa dopo il tratto di cammoni. Però ci riprovi e finisci la tua prima mezzora stanchino ma soddisfatto.
Il giorno seguente accusi qualche dolorino ma ci riprovi. E poi la settimana dopo, i minuti diventano trentacinque e così via…
La corsa diventa una fedele amica, quella che ti aspetta anche se vuoi uscire di sera, dopo il lavoro o che si sveglia con te all’alba.
E’ lei che ti permette di svuotare la mente e trovare soluzioni a problemi che sembrano impossibili ed è sempre lei con cui puoi piangere con le lacrime che ti rigano il viso senza vergognarti o anche ridere ed essere felice del sole che ti fa veder nascere o del cielo blu cobalto in una alba meravigliosa in primavera.
E allora quando la corsa diventa una passione e inizi ad avere costanza nelle due/tre uscite settimanali che ti consentono di raggiungere discreti miglioramenti, allora diventa naturale volere di più e nello specifico: aumentare i chilometri percorsi, il tempo di allenamento, le sessioni, la velocità, o magari pensare già ad iscriversi ad una gara.
Imparare a gestire distanze più lunghe è un tema ricorrente tra i runner. Un tema, tra l’altro, che all’inizio potrebbe anche sembrare di facile soluzione, d’altronde, per correre più a lungo basterà semplicemente…correre più a lungo, oppure no?
Purtroppo non solo.
Sono diversi gli aspetti che vanno considerati quando si decide di aumentare le distanze percorse e il classico “fai da te” potrebbe portare più infortuni che benefici sul lungo periodo, specie se si è principianti o si è iniziato a correre senza una preparazione atletica specifica.
Ci sono runner infatti che da una settimana all’altra, raddoppiano il proprio chilometraggio, colti magari dall’ansia di una gara imminente o dal senso di competizione, e non c’è nulla di più sbagliato. Un corpo che può affrontare senza problemi, diciamo, 3 uscite settimanali da 60 minuti, non è necessariamente pronto ad affrontarne 5, o a sostenere sessioni da 90 minuti. Non si tratta solo di trovare la voglia e il tempo, ma proprio di un adattamento a livello di articolazioni, tendini e muscoli che la nostra struttura corporea richiede per spostare ad un livello superiore il limite delle sue prestazioni
Di questo adattamento per gradi mi parlò il mio fidanzato, Franci, il mio primo maestro in questa disciplina, colui che mi ha contagiato sulla “passione corsa” e che “casualmente” è un chirurgo ortopedico.
Anch io che correvo da soli 3 mesi, vedendo il risultato di chiudere i dieci km della mia prima gara (Avon Running), sotto l’ora, ero presa dal voler ottenere miglioramenti sempre più importanti e ansiosa di correre al suo ritmo ma la sua spiegazione è stata una grande lezione.
Quella che ho tenuto a mente anche in caso di riposo forzato di un mese (quando per un incidente in moto dovetti operarmi al menisco).
L’ adattamento dev’essere fatto in modo graduale, affinchè possa essere non solo efficace ma, soprattutto, sostenibile nel tempo e questo bisogna tenerlo presente anche quando si riprende dopo uno stop anche solo di qualche settimana.
Mi è capitato spesso di vedere vicino a me persone che approcciano la corsa con grande entusiasmo e fortemente motivati ma la percentuale di abbandono dopo le prime uscite è abbastanza elevata e accade anche perché si ha fretta spesso di raggiungere risultati senza involontariamente rispettare il proprio corpo.
La corsa è una passione meravigliosa e nel prossimo articolo proprio per i principianti riassumerò un po’ di consigli (spero utili) tratti dalla mia esperienza e da amici che praticano il running come me da molto tempo e anche qualche trucco per superare i momenti di difficoltà che si possono incontrare approcciando questa disciplina.
Scrivi un commento