LO SPORT RENDE FORTI SOPRATTUTTO NELLA MENTE. Special Guest Giuseppe Genovali

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La forza che lo sport ci insegna può essere sfruttata soprattutto nella vita…

Ormai oggi siamo dotati di ogni confort e il fatto di essere deboli fisicamente non è più così invalidante come all’epoca delle caverne…e  così, molte persone sedentarie non si rendono conto di quante occasioni perdono a causa della loro debolezza.

Il concetto di base è semplice: vivere in modo attivo costa fatica e fare tante cose, anche se piacevoli, costa fatica.

Quindi, se la fatica supera il piacere, allora non si trova più gratificazione in ciò che si fa e allora in genere si adotta la scusa: fino a dieci anni fa mi allenavo e facevo maratone ma ora lavoro troppo e finisco tardi o ancora… un tempo amavo andare a funghi nei boschi, ma ora non mi piace più.

Le persone realistiche, invece, ammettono che “non hanno più il fisico”. La fatica supera il piacere solo se non si è sufficientemente forti!

Chi è forte infatti tollera una fatica superiore ed è in grado di godere delle cose belle della vita ma dopo i 35 anni è opinione comune pensare che è l’inizio del declino inesorabile, che certe cose non si possano più fare. Grosso errore, grossissimo!

Prendiamo la vita di un giovane e quella di un anziano: il giovane tollera di più la fatica, si muove più velocemente, avverte di meno la stanchezza ed è in grado di fare le stesse cose dell’anziano in minor tempo. Più o meno un giorno del giovane equivalgono a un giorno e mezzo dell’anziano.

IN CASO DI INCIDENTE POI, ESSERE FORTI NON GUASTA.

Chi viene investito in moto e rotea nel cielo prima di impattare sull’asfalto, nell’immaginario comune può riportare complicanze serie di schiena o rotture di ossa… Ecco vi faccio questo esempio perché a me è capitato.

Un’auto mi ha tagliato la strada. La mia moto si è fermata sulla sua portiera ed io sono saltata in aria come una molla e dopo una capriola in cielo, ho sbattuto sul cofano a pancia in giù e rimbalzato poi per terra di schiena.

Risultato, solo una febbre momentanea il giorno seguente e una lussazione ad un dito della mano.

Nemmeno un livido e probabilmente non mi sono fatta nulla grazie a fatto che le ossa e le articolazioni erano più forti grazie allo sport che faccio in maniera costante da circa 30 anni.

Un corpo forte è più resistente e si rompe meno facilmente. Pensiamo a tutti i sedentari che si infortunano non appena si avventurano in attività “estreme” senza preparazione fisica: rafting, sci, snowboard… O quando anche solo si alzano bruscamente da una sedia o raccolgono la penna che gli è caduta per terra e si bloccano con la schiena…

E poi c’è la resilienza, la resistenza alla fatica. Quella che conosce solo chi si allena duramente.

Lo sportivo serio è più forte psicologicamente, perché è abituato a resistere alla fatica, è maggiormente determinato, e meno pigro. Questo si ripercuote anche sul lavoro ma in generale sulla vita che ci fa affrontare sempre prove più o meno complicate.

L’ESEMPIO DI QUANTO ESSERE RESILIENTI AIUTA: GIUSEPPE GENOVALI

Poco tempo fa ho avuto la fortuna di incrociare sulla mia strada un vero guerriero, una di quelle persone che mi ha confermato ciò che ho sempre pensato e che tento di trasferire con i miei pezzi sullo sport.

Lo sport non è una medicina ma può aiutarci ad essere più forti e a sconfiggere, ovvio insieme alle opportune cure mediche, anche quel male che solo a pronunciarlo ti viene paura: il cancro o come lo chiama giustamente lui, il mostro.

Giuseppe Genovali, sembra un dio greco nell’aspetto, lo sguardo sicuro e penetrante ma quello che più mi colpisce è una determinazione quasi al limite dell’umano.

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Vedo i suoi allenamenti e nonostante sia vissuta a contatto sempre con persone che, anche se amatorialmente, sono a tutti gli effetti degli atleti.. Giuseppe mi da l’idea di un uomo dalla forza infinita e non parlo di forza fisica, parlo di quella dettata dalla mente, quella che ti fa cambiare il corso a volte negativo della vita.

Viareggio è la sua città natale, la terra che ama profondamente. Lo sport è sempre stato per lui un bisogno spontaneo più che una scelta e lo inizia a dieci anni con semplice corsa, qualche piegamento … e poi a 14 anni entra nella palestra dello zio che lo inizia alla box.

Insieme allo zio, chi lo prepara “alla forza” è anche il papà nella sua fucina da fabbro… quintali di acciaio da spazzolare e sollevare per aiutarlo. E così dopo qualche anno si sposta su sport di resistenza e ottiene anche risultati importanti come nei campionati italiani di duathlon dove conquista il terzo posto

Arriva poi al triathlon, unione delle tre discipline che più ama la corsa, il nuoto e la bici ma poi inizia a lavorare ad alti livelli nell’ambito della sicurezza anche per il gruppo Mediolanum/Fininvest e allora il tempo da dedicare allo sport diminuisce molto.

L’esperienza sportiva però insieme al lavoro sulla sicurezza e alla formazione che andrà a completare in USA, gli fa maturare l’idea di aprire in Italia qualcosa di unico e nel 2012 entra ialla San Diego Academy SealFit per certificarsi come istruttore.

La formazione statunitense è molto intensa e impegnativa non solo fisicamente ma soprattutto mentalmente ed è lui a dirmi: “… è la mente che ci permette di superare certi limiti, è la mente che ci porta sin dove il corpo ed i muscoli non possono più arrivare”. Un concetto importante che riprende il mio preambolo sulla resilienza.

Quell’anno non riesce a superare alcune prove quindi rientra in Italia e decide di riprovarci l’anno successivo.

A dicembre dello stesso anno grazie all’insistenza della sua compagna Anna scopre di avere un tumore e la paura è grande… un tumore che non da segni evidenti ma che potrebbe espandersi velocemente senza più dare scampo.

Così si opera e fa un ciclo di chemio che supera certo non “passeggiando” ma in soli tre mesi ritorna ai suoi allenamenti e addirittura torna a Virginia Beach, alla Seal Training Academy, e si conquista la certificazione e l’affiliazione per poter aprire un’accademia  in Italia.

Sembra tutto superato, lui si sente un leone e quindi è convinto che i controlli che dovrà fare a breve confermeranno il suo ottimo stato di salute. Purtroppo non sarà così. Giuseppe ha un secondo tumore e decidono di fare una chemio importante di 3 cicli da 6 sedute ognuna, con ricovero settimanale. Una chemio con effetti così devastanti che forse un soggetto “normale” di quelli citati sopra…  avrebbe dovuto stoppare. Ed è sempre Anna con la sua famiglia che lo supportano..  Giuseppe, avendo perso il papà poco tempo prima con un altro mostro …sceglie di non dire nulla alla sua di mamma ne a sua figlia ancora troppo piccola per gestire la paura di perdere il papà.

Mi racconta che nei primi cicli si chiudeva in bagno per comunque fare quello che poteva di sport, visto che aveva tutti i fili attaccati. Qualche flessione, squat, addome e poi le scale su e giù del reparto…

Molti di voi “normali” penseranno che siamo dei “fissati” ma questo è l’approccio del “mai mollare”, di chi vuole combattere e ci prova con tutte le sue forze. Di coloro che sanno cosa sia sopportare la fatica e sanno arrivare dove hanno deciso, sfidando se stessi prima degli altri. Certo anche per lui sono finite le forze e sono arrivati i giorni davvero bui…

Dove il pianto andava a braccetto con il dolore e lo sconforto, Dove ti guardavi allo specchio e preferivi distogliere lo sguardo. Dove nel solito bar a prendere il caffè le persone ti dicevano “..ma che hai fatto… sei così dimagrito..”, e tu sentivi un macigno sul cuore che non ti permetteva quasi di respirare.

E poi la fede, ritrovata. In uno dei giorni peggiori, dove non hai più le forze nemmeno per stare male, Giuseppe entra nella cappella dell’ospedale e apre l’opuscolo dove legge una frase “.. chiedete al Signore e vi sarà dato”.

Mi dice “non so se sia stata una combinazione, ma la mia richiesta è stata ascoltata”. Chiese semplicemente un respiro di vita.

Dal giorno seguente inziò la discesa… pian piano le cose andarono a migliorare e come dice lui… non ha vinto ma è sopravvissuto!

33 anni di dedizione allo sport, all’allenamento, alla fatica e al dolore fanno di Giuseppe Genovali il preparatore di giovani atleti come i ragazzi della Nazionale Italia di Lotta da quattro anni. Nella sua Academy Genovali, si occupa  della formazione dei soccorritori marittimi della Guardia Costiera e corpi speciali forze armate, di team building aziendali o di allenare a stress fisici e mentali persone che si affidano a lui nella sua accademia.

Forse è stato lo sport a scegliere quest’uomo come anni dopo lo scelse la malattia e forse fu scelto lui proprio perché quel “mostro” sapeva che lui era così forte da poter essere per lui un degno avversario e sopravvivere.

Ho scoperto che Superman non è solo nei film esiste in carne ed ossa…ed io ho avuto la fortuna di potermi far raccontare per confermare ciò che “a sensazione”, provando nel mio piccolo, nella mia quotidianità e costanza ho sempre pensato.

Quel superman si chiama Giuseppe che tutt’oggi  cerca di aiutare, condividendo la sua esperienza sui social e mettendosi a disposizione per chi sta lottando contro quel male tanto temuto.

LO SPORT E’ DAVVERO UN INVESTIMENTO IMPORTANTE SUL FUTURO.

L’importanza dello sport l’ho scoperta in automatico ma con il tempo… Molte persone non riescono a rendersi conto di quanto l’attività fisica può migliorare la qualità di vita un concetto che diventa significativo solo dopo una certa età.

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Se a 30 anni il livello di attività di un sedentario è equivalente o quasi a quello di uno sportivo, dai 45-50 anni in poi lo sportivo inizia ad avere una marcia in più, fino a diventare evidente a 60 e stupefacente a 70 anni e oltre.

Il mio ortopedico mi raccontava delle evidenze di studi fatti su persone che praticano sport e non a 80 anni e oltre… E mi faceva l’esempio di un nuotatore settantenne che ha la stessa forza e vitalità di un 45enne “normale”.

E allora.. Di fronte alla prospettiva di guadagnare 20 anni di vita, chi non prenderebbe in considerazione l’idea almeno di provarci?

La maggiore forza fisica è una motivazione tanto più importante quanto più è presente in noi il desiderio di rimanere fisicamente giovani a lungo che significa niente problematiche di malattie tipiche e medicinali da prendere… Purtroppo questa è una motivazione poco sentita nella maggior parte dei giovani, soprattutto se poco lungimiranti. 

Ma è altrettanto non facile avvicinarsi allo sport in tarda età ma con un programma costruito ad hoc in base allo stato di salute ed età…non è mai troppo tardi.

Per chi è ancora entro i 35 e non ne sente la necessità di fare attività fisica, consiglio di guardarsi intorno e di notare come i soggetti forti vivano la vita in modo più pieno e intenso, senza essere limitati dalla stanchezza e dalla debolezza… O che leggano la storia di Giuseppe poco sopra!

Qui sotto potete mandare come sempre messaggi o commenti e seguire Giuseppe Genovali, il mio Superman Guest.

FB @ Giuseppe Genovali,

IG @ Giuseppe Genovali,

Di |2021-07-01T12:07:18+02:0028 Giugno 2021|Connect|0 Commenti

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