Tutti abbiamo una resistenza ma l’appuntamento con la vittoria sul dolore fisico è registrato nel DNA femminile – un dolore previsto dalla natura come quello di un parto, una resistenza di cui tutte le donne potenzialmente sono dotate, mamme e non mamme.
E’ la potenza della sopportazione al dolore che le rende forti. Un dolore che l’uomo non conoscerà mai, mentre guarda le donne andarci dentro e ritornare vittoriose.
Tuttavia è innegabile che le donne abbiano percorso tanta strada e spesso le cronache e la storia portano alla ribalta i fatti fondamentali della lotta condotta dalle donne, ma quasi sempre rimane nell’ombra il loro vissuto quotidiano. Le piccole vite delle donne dietro le porte di casa, intente a sognare mentre preparano la cena, o quelle costrette ad affrontare la violenza della guerra, la persecuzione, ma che trovano la forza per resistere, per sconfiggere i mostri che si presentano sotto diverse forme nella vita di ognuna di esse.
Abbiamo faticato molto per riscattarci e poterci sedere allo stesso tavolo degli uomini, cercando di avere pari diritti ma purtroppo il pareggio con il sesso forte, specie lavorativamente, non l’abbiamo ottenuto…Basta leggere le ultime statistiche Eurostat.
Le donne risultano mille su 8mila tra i sindaci, cinquemila contro diciasettemila tra i manager.
Ma le donne non si fermano. Noi siamo dei guerrieri.
Le donne che ammiro, che difendo, e con cui faccio sempre squadra. Ma non succede sempre così.
Spesso le donne non sanno cosa sia il team e purtroppo a mio parere, questo è un “minus” per riuscire a spodestare il tanto combattuto maschilismo.
Sì perché se ci riflettete, gli uomini sono quelli che, anche ad una semplice cena tra amici, si spalleggiano, mentre le donne (anche chi si professa tua amica…) spesso usano la competizione.
Ed è proprio sul lavoro che ho assistito alle migliori scenette…
Donne che con le colleghe hanno un atteggiamento aggressivo e a volte maleducato, ma poi arriva un ometto e addirittura riescono a modificare la voce e diventano delle docili gattine. Inimmaginabile la trasformazione e ovviamente gli uomini ci cascano…
Ma fortunatamente, ho incrociato e incrocio ancora, anche donne meravigliosamente energetiche e forti che si comportano in modo leale soprattutto con le altre donne.
Una di queste si chiama Mylene, nome affascinante di desinenza francese, come metà della sua anima. E’ vestita di rosso valentino quando mi presento ad un evento organizzato per il lancio del suo vino MYRO’, meravigliosamente rosè.
Ha lunghi capelli neri che le contornano un viso d’angelo con occhi vispi, sorriso sincero e carattere da vendere . Si muove con eleganza tra gli ospiti e poi mi racconta del suo sogno, dell’amore per la terra e per il vino… la voglia di realizzare qualcosa di suo nel paese, che era di sua mamma.
Nata in Provenza da papà francese e mamma italiana arriva in Italia da universitaria e poi si ferma per lavoro ma anche per amore.
Il progetto MYRO’ prende forma da un momento non esattamente felice. Era il 2015, siamo in piena crisi di mercato soprattutto nel settore moda, dove Mylene lavorava.
Nello stesso anno si separa e rimane con due bimbe da crescere… Ma quando si cade e si tocca terra si può solo risalire e Mylene si reinventa un business che è diventato la realizzazione del suo sogno.
Un’intuizione per unire quelle che sono le sue origini e mi racconta della parte italiana, di quella mamma che lavorava sapientemente sui vigneti e in particolare sugli innesti… che le insegnava di quanto il lavoro non sia un dovere ma il senso stesso dell’esistere.
Ma anche la Francia dove è nata e cresciuta.
Per produrre la sua essenza racchiusa in una goccia di Pinot Noir, inizia a cercare una tenuta che abbia le caratteristiche di prodotto che lei ha sempre sognato, ma anche una storia.
Trova la Tenuta Castellaro che sorge su un rilievo unico e antichissimo, al centro tra i Colli Berici e Colli Euganei.
MYRO’ è un Pinot Noir 100 %, un vino spumante brut vinificato in rosa.
Con il 12 % di gradazione alcolica, è equilibrato, delicato, limpido e sincero nel gusto, vivace, profumato, colorato al naturale.
La novità però, oltre che nel prodotto, sta nella bottiglia, pensata come l’involucro dell’anima di una donna: lucente, di carattere, a colori. Il consumatore potrà decidere come vestire la sua tavola, una bollicina e due mood: “chic noir” per esaltare l’eleganza e il suo sapore o “pure-pink” per sottolineare il suo splendido e inedito colore.
Una bellissima atmosfera quella sera. Mylene mi si avvicina e vedendo il mio calice quasi vuoto mi chiede se ho apprezzato il suo rosè ed io rispondo con il tono rassicurante: “ottimo davvero”, sentendomi un po’ in colpa. Le confesserò solo dopo che sono astemia da sempre, pur provando in ogni occasione a eliminare questo “difetto”.
MYRO’ Rosè però è riuscito a spezzare l’arcano e alla fine della serata ne avevo bevuti due di calici. Evviva le donne di carattere.
Evviva Myrò e Mylene.
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